ACTS OF SILENCE
The tenth entry in Subterranean Tide’s Haiku series is by Italian musician Carlos Barbagallo. Based on Konishi Raizan’s haiku, “Waga Neto Wo / Kubi Agete Miru / Samusa Kana”, Barbagallo has produced an outstanding experimental work that engaged me from the beginning. As an avid listener, I am not very interested in the English translation of the haiku, I am more interested in the auditory exploration the musician takes me on. Barbagallo’s interpretation is disembodied, same in difference, pure.
NETMUSIC LIFE
Seguo Carlo Barbagallo dai bei tempi di MySpace, quando una generazione di musicisti e appassionati musicali iniziò ad addentrarsi nel mondo della rete con la piacevole scoperta che un semplice add ti dava la possibilità di metterti in contatto con il mondo di un artista stimato. Evento oramai comune pochi anni più tardi. E così, dopo circa sei anni continuo a considerare Barbagallo un artista di eccellenza capace di affrontare svariati discorsi in campo musicale con intelligenza e passione. Il musicista siciliano mi stupisce ancora con questa ultima release, tre brani donati all’ottima giovane netlabel americana Subterranean Tide, che si è subito distinta nell’ambiente Creative Commons per la qualità e lo spessore delle sue proposte, unite ad un amore dichiarato per la poesia. Haiku 10 rientra nella serie Haiku project, dedicata a questo paticolare genere letterario giapponese. Il brano che più mi sconvolge è "Kubi Agete Miru", sette minuti che sono un meraviglioso viaggio sensoriale. Elementi che si sussuegono su loop sbronzi, noise che ti colpiscono all’improvviso, senza un minimo avvertimento, sequenze di film noir in bianco e nero. Credo che sia difficile rimanere impassibili di fronte alla potenza espressiva di questo brano, seppur potrebbe sembrare difficile addentrarvisi pienamente. La chitarra che sopraggiunge tagliente dal quarto minuto abbondante è penetrazione cerebrale. Barbagallo è un visionario, crea immagini sonore, e credo che abbia tutte le qualitá per essere un punto di riferimento per la musica che verrà. Improvvisamente mi è comparso davanti Zappa. Credo che se avesse avuto la possibilità di ascoltare questo lavoro si sarebbe rallegrato e magari avrebbe anche stretto la mano a Mr. Barbagallo. "Haiku 10" è il più bel regalo sonoro dall’inizio del nuovo anno. Thanks Carlo. Thanks Emily.
BREAKFAST JUMPERS
Se in questo paese non ci si facesse distrarre continuamente da cantautori dal valore artistico discutibile, io non dovrei stare qua a spiegarvi chi è Carlo Barbagallo. Invece devo sempre ricordarvi che è uno dei giovani musicisti più talentuosi che abbiamo in Italia, autore di una miriade di dischi per l'etichetta (gestita da lui stesso) Noja Recordings, chitarrista con Suzanne'Silver, Albanopower, e La Moncada, sperimentatore elettronico con Les Dix-Huit Secondes e nel più recente collettivo torinese CoMET. A Gennaio Barbagallo è venuto fuori con un ep di tre pezzi in free download per la statunitense Subterranean Tide che fa parte della collana Haiku Project.
L'haiku è una forma di poesia breve giapponese, formata da tre versi di rispettivamente cinque, sette e cinque sillabe. Ai musicisti coinvolti nel progetto viene quindi chiesto di comporre tre pezzi di cinque, sette e cinque minuti ispirati alla poesia scelta. Barbagallo si cimenta con un haiku del poeta Konishi Raizan che recita "Alzo il capo e vedo / me coricato / nel freddo". Nei versi il poeta si sveglia e vede il proprio volto riflesso nell'acqua, ma la musica pare descrivere l'attimo immediatamente precedente. La dimensione è infatti onirica, i suggestivi frammenti ambient-noise sembrano accompagnare un incubo. Solo nel terzo pezzo si respira un'atmosfera più rilassata, che può finalmente condurre il poeta al risveglio. L'ep è l'ennesima conferma di come Barbagallo sia capace di spostarsi dal rock più classico alla sperimentazione con una disinvoltura impressionante, cosa che non fa che aumentare l'attesa per i futuri lavori del musicista siracusano.
ROCKIT
The Haiku Project è un’iniziativa dell’etichetta americana Subterranean Tide, che opera negli ambiti più radicali del Creative Commons. Gli artisti coinvolti devono rappresentare in musica un haiku seguendo un rigido schema: tre brani di 5, 7 e 5 minuti, esattamente come 5, 7 e 5 sono le sillabe che compongono i tre versi di un haiku. A questo giro tocca a Barbagallo, musicista eclettico al quale non difetta certo la passione per le sfide più insolite (come nel caso dell’uscita più recente dei suoi Suzanne’Silver). “HK 10” è la sonorizzazione di un haiku del poeta giapponese Konishi Raizan: ”Alzo il capo e vedo me coricato nel freddo”. La traduzione musicale dei versi è una successione di suoni slegati, sample e sequencer. Un prodotto ostico e avanguardista nel quale c’è più cervello che cuore e che trasforma in un frullato atonale lo spaesamento esistenzialista dell’haiku. Lo stridio di certe soluzioni si alterna a momenti di calma apparente. Ma è questo il bello di “HK 10”: Barbagallo cerca il rumore e trova la poesia.
The tenth entry in Subterranean Tide’s Haiku series is by Italian musician Carlos Barbagallo. Based on Konishi Raizan’s haiku, “Waga Neto Wo / Kubi Agete Miru / Samusa Kana”, Barbagallo has produced an outstanding experimental work that engaged me from the beginning. As an avid listener, I am not very interested in the English translation of the haiku, I am more interested in the auditory exploration the musician takes me on. Barbagallo’s interpretation is disembodied, same in difference, pure.
NETMUSIC LIFE
Seguo Carlo Barbagallo dai bei tempi di MySpace, quando una generazione di musicisti e appassionati musicali iniziò ad addentrarsi nel mondo della rete con la piacevole scoperta che un semplice add ti dava la possibilità di metterti in contatto con il mondo di un artista stimato. Evento oramai comune pochi anni più tardi. E così, dopo circa sei anni continuo a considerare Barbagallo un artista di eccellenza capace di affrontare svariati discorsi in campo musicale con intelligenza e passione. Il musicista siciliano mi stupisce ancora con questa ultima release, tre brani donati all’ottima giovane netlabel americana Subterranean Tide, che si è subito distinta nell’ambiente Creative Commons per la qualità e lo spessore delle sue proposte, unite ad un amore dichiarato per la poesia. Haiku 10 rientra nella serie Haiku project, dedicata a questo paticolare genere letterario giapponese. Il brano che più mi sconvolge è "Kubi Agete Miru", sette minuti che sono un meraviglioso viaggio sensoriale. Elementi che si sussuegono su loop sbronzi, noise che ti colpiscono all’improvviso, senza un minimo avvertimento, sequenze di film noir in bianco e nero. Credo che sia difficile rimanere impassibili di fronte alla potenza espressiva di questo brano, seppur potrebbe sembrare difficile addentrarvisi pienamente. La chitarra che sopraggiunge tagliente dal quarto minuto abbondante è penetrazione cerebrale. Barbagallo è un visionario, crea immagini sonore, e credo che abbia tutte le qualitá per essere un punto di riferimento per la musica che verrà. Improvvisamente mi è comparso davanti Zappa. Credo che se avesse avuto la possibilità di ascoltare questo lavoro si sarebbe rallegrato e magari avrebbe anche stretto la mano a Mr. Barbagallo. "Haiku 10" è il più bel regalo sonoro dall’inizio del nuovo anno. Thanks Carlo. Thanks Emily.
BREAKFAST JUMPERS
Se in questo paese non ci si facesse distrarre continuamente da cantautori dal valore artistico discutibile, io non dovrei stare qua a spiegarvi chi è Carlo Barbagallo. Invece devo sempre ricordarvi che è uno dei giovani musicisti più talentuosi che abbiamo in Italia, autore di una miriade di dischi per l'etichetta (gestita da lui stesso) Noja Recordings, chitarrista con Suzanne'Silver, Albanopower, e La Moncada, sperimentatore elettronico con Les Dix-Huit Secondes e nel più recente collettivo torinese CoMET. A Gennaio Barbagallo è venuto fuori con un ep di tre pezzi in free download per la statunitense Subterranean Tide che fa parte della collana Haiku Project.
L'haiku è una forma di poesia breve giapponese, formata da tre versi di rispettivamente cinque, sette e cinque sillabe. Ai musicisti coinvolti nel progetto viene quindi chiesto di comporre tre pezzi di cinque, sette e cinque minuti ispirati alla poesia scelta. Barbagallo si cimenta con un haiku del poeta Konishi Raizan che recita "Alzo il capo e vedo / me coricato / nel freddo". Nei versi il poeta si sveglia e vede il proprio volto riflesso nell'acqua, ma la musica pare descrivere l'attimo immediatamente precedente. La dimensione è infatti onirica, i suggestivi frammenti ambient-noise sembrano accompagnare un incubo. Solo nel terzo pezzo si respira un'atmosfera più rilassata, che può finalmente condurre il poeta al risveglio. L'ep è l'ennesima conferma di come Barbagallo sia capace di spostarsi dal rock più classico alla sperimentazione con una disinvoltura impressionante, cosa che non fa che aumentare l'attesa per i futuri lavori del musicista siracusano.
ROCKIT
The Haiku Project è un’iniziativa dell’etichetta americana Subterranean Tide, che opera negli ambiti più radicali del Creative Commons. Gli artisti coinvolti devono rappresentare in musica un haiku seguendo un rigido schema: tre brani di 5, 7 e 5 minuti, esattamente come 5, 7 e 5 sono le sillabe che compongono i tre versi di un haiku. A questo giro tocca a Barbagallo, musicista eclettico al quale non difetta certo la passione per le sfide più insolite (come nel caso dell’uscita più recente dei suoi Suzanne’Silver). “HK 10” è la sonorizzazione di un haiku del poeta giapponese Konishi Raizan: ”Alzo il capo e vedo me coricato nel freddo”. La traduzione musicale dei versi è una successione di suoni slegati, sample e sequencer. Un prodotto ostico e avanguardista nel quale c’è più cervello che cuore e che trasforma in un frullato atonale lo spaesamento esistenzialista dell’haiku. Lo stridio di certe soluzioni si alterna a momenti di calma apparente. Ma è questo il bello di “HK 10”: Barbagallo cerca il rumore e trova la poesia.